Ieri si è chiusa una fase storica per la Lega Nord. Era da tempo che all'interno del movimento si navigava in acque tumultuose e le prime avvisaglie sono emerse quando la guida del movimento (non solo in Via Bellerio) aveva assunto un carattere troppo familista, tra badanti, amici interessati e diktat. Non è tempo per i processi di piazza, a quelli veri ci penseranno i giudici, anche se l'esplosione del "caso" è un pò sospetta. Certi fatti accadono sempre a ridosso del voto popolare; significa che esiste un burattinaio che stacca la spina a piacimento.
Ho conosciuto molti militanti che hanno lasciato il movimento, non per l'inefficacia degli obietivi, ma perché delusi, soprattutto a livello periferico, della mancanza di dialogo, insofferenti degli ordini dei capetti, spesso in contrasto con il buon senso. Credere e obbedire per i militanti, mentre loro occupavano poltrone e potere.
Ma la Lega non è questo marciume; la Lega è la libertà dai vari Monti e di chiunque umilia i cittadini più operosi, sventola il federalismo per poi bocciarlo con i referendum. Lega significa trasparenza, bene comune, solidarietà contro le repressioni economiche e sociali, significa combattere gli sprechi, le caste, significa attenzione ai lavoratori, agli imprenditori, ai senza lavoro, ai pensionati.
Il più grande dispetto posto in essere da Napolitano & Monti è l'aver abolito il Ministero del Federalismo, sostituendolo con quello della Cooperazione Internazionale, il cui ministro ha finora promosso convegni per Rom ed extracomunitari in numero quasi maggiore dei giorni in cui siede al Governo. Un dispetto che il Nord ricorderà con maggiore rabbia rispetto alle disavventure di poche mele marce all'interno della Lega.
Ecco chi non vuole il Federalismo! Propagandano l'unità nazionale per nascondere gli sprechi, il malaffare, le diseguaglianze, la mega casta politica, diffondendo un falso pietismo.
Spero che dopo aver smascherato le mele marce, si ritorni ai veri obiettivi della Lega, ovvero a quel FEDERALISMO voluto da Gianfranco Miglio, per far emergere la buona politica, dagli eccessi di ogni giorno.